La ferrovia fino al Lemene

Breve storia di un raccordo ora scomparso

LA STORIA

Portogruaro conobbe già alla fine del secolo scorso un primo esempio di quello che oggi si definirebbe «trasporto intermodale».
Per il trasporto delle barbabietole da zucchero ad uno zuccherificio di San Vito al Tagliamento venne infatti costruito nel 1887, in coincidenza con l’apertura delle linea per Casarsa, un breve raccordo ferroviario che dalla stazione di Portogruaro arrivava fino alla zona portuale del fiume Lemene in Borgo S. Agnese. In tal modo i carichi portati lungo il Lemene in barconi venivano trasportati in modo più vantaggioso fino a San Vito al Tagliamento.
La precarietà di questo raccordo si dimostrò quasi subito: nel 1897, in conseguenza della chiusura dello zuccherificio, il binario venne rimosso e il terrapieno utilizzato dal Comune di Portogruaro quale strada di circonvallazione in base ad una convenzione del 13 maggio 1897 con la rete adriatica (la compagna ferroviaria allora amministratrice di molte linee del Nord Italia).
Nuova vita per questo tratto sembrò venire con la costruzione della fabbrica Perfosfati, nel 1900; richieste in tal senso vennero anche pubblicate sui giornali ed in esse abbondavano previsioni ottimistiche per il futuro sviluppo del raccordo.
Fu solo in seguito allo scoppio della 1° Guerra Mondiale che, nel 1916, l’autorità militare fece posare il binario per le soprawenute necessità belliche.
Alla fine delle ostilità la linea venne riaperta al pubblico, cedendo a tal scopo la proprietà del binario al Ministero dei Lavori Pubblici e da questi alla Magistratura alle Acque (Le Ferrovie dello Stato dovevano infatti pagare un pedaggio per ogni carro che utilizzasse la linea).
La storia, per essere completa, richiederebbe ora un’analisi dell’utilizzo del raccordo, ma finora i dati in questione non sono stati trovati e i documenti consultati sono spesso in contraddizione.
Risulta infatti che numerose ditte portogruaresi chiesero la possibilità di utilizzare il raccordo negli anni ’20 e che nello stesso periodo nel piazzale del porto vennero aggiunti un binario di raddoppio e una gru per facilitare le operazioni di carico e scarico.
Questo sembra indicare un traffico discreto, ma già nei primi anni ’30 venne proposta una nuova demolizione: i lavori di sistemazione del Lemene awenuti nel 1933 avevano causato un abbassamento di 1,3 m. del livello dell’acqua, rendendo disagevole l’attracco dei barconi.
Il Compartimento di Trieste diede parere contrario alla chiusura, indicando in una lettera del 13.4.1933 che «… con l’abolízione di tale raccordo si verrebbero a ledere anche gli interessi di varie Ditte …».
Il 1947 è la data decisiva per la fine del raccordo: «Il Comune aveva iniziato i lavori per la realizzazione della Tangenziale Ovest (ora Via Stadio) e aveva chiesto alle F.S., l’eliminazione del tratto di binario intersecante la nuova strada.
Profilandosi la demolizione, numerose dite di Portogruaro inoltrarono una lettera di protesta alla Direzione Centrale delle F.S. in cui si legge : «… Perché il binario di raccordo è stato il principale fattore che ha spinto e lusingato le sottoscritte Ditte a basare le loro prospettive…» e si chiede che: «Venga scongiurato questo insano provvedimento che costituisce un grave danno allo sviluppo edilizio, commerciale e industriale del paese.»
Un’altra lettera è inviata alla Direzione Compartimentale di Udine in cui ci si lamenta dalla demolizione perché «… il binario è stato il principale fattore che ha spinto le ditte a basare le loro prospettive confrontando anche i costi degli altri trasporti».
I risultati della protesta si possono vedere in una lettera del 12.8.47 in cui il Comune chiede alle F.S. il motivo per cui il binario, tolto come da accordo, sia stato riposto senza alcun preavviso in data 10.8.47 (?!)
Tra il Comune, che volle la demolizione, e le F.S., portatrici delle proteste, si arriva ad un compromesso con la progettazione di un passaggio a livello nel punto interessato. Questo non venne mai costruito perché il Capo Stazione Titolare, rispondendo il 20.3.1949 ad un richiesta del Comune, fa sapere che per tutto il 1948 e fino alla data nessun privato ha usato il raccordo, servito unicamente quale deposito veicoli. Con questo dato le proteste crollano definitivamente e, a fine marzo 1950, il binario viene totalmente rimosso. I lavori di demolizione sono a carico del Comune che riceve in compenso il ricavato della vendita del ferro recuperato.

LA LINEA

Il raccordo si staccava del fascio di binari della Stazione di Portogruaro con uno scambio vicino a quello, ancor oggi visibile, che conduceva all’area perfosfati, con una curva di raggio stretto inizialmente di 180 mt. poi di 235,36 mt. La linea copriva un angolo di circa 90° dirigendosi verso sud e tagliava l’attuale Via Stadio, proseguendo poi con un rettilineo che costeggiava il corso d’acqua che delimita ad ovest il parco della villa comunale. Dopo un passaggio a livello in via Padre Bernardino si raccordava con due brevi curve ad un nuovo tratto rettilineo parallelo all’attuale via Zambaldi.
Poco prima di arrivare al Reghena una secca curva verso sinistra dal raggio di 250 mt. portava il binario, passati un breve ponte metallico e un passaggio a livello sulla strada per Venezia, sul piazzale della Darsena a S. Agnese,
Il piazzale è ancor oggi parzialmente visibile tra il complesso edilizio «la Filanda» e il Fiume Reghena.
Il raccordo era lungo complessivamente 144O mt. cui si devono aggiungere i 180 mt. del binario di raddoppio alla darsena, ed era realizzato con rotaie da 36 kg./m. In una planimetria delle F.S. realizzata presumibilmente negli anni 20 o 30 risulta esserci stato anche un binario di raddoppio nel tratto parallelo a Via Zambaldi. Unica costruzione realizzata dalla darsena fu una gru a braccio mobile del raggio di 12 mt. e della portata di 3T. che poteva spostarsi su rotaia per 64 mt. parallelamente al binario.
La zona della darsena presentava anche un piccolo bacino, ora interrato, per consentire l’attracco dei barconi.

DALLA DEMOLIZIONE AD OGGI

Pochi mesi dopo la demolizione il Comune di Portogruaro si offrì di acquistare dalle F.S. la superficie del raccordo per un prezzo poco più che simbolico adducendo a motivo la precarietà delle sue finanze e la recente cessione gratuita di una superficie per la realizzazione di alloggi per pensionati F.S.. L’eccessiva differenza tra l’offerta e la domanda fece cadere le trattative.
Le F.S. vendettero in seguito in più riprese l’intera superficie (l’ultimo pezzo è stato ceduto nel 1979).
L’ultima testimonianza del raccordo fu per parecchi anni il ponte metallico che attraversava un piccolo canale in prossimità del Reghena. Molti portogruaresi se ne ricordano ancora perché fu a lungo usato quale comodo passaggio tra la zona del Palù e S. Agnese.
Ciò diede anche delle preoccupazioni ai dirigenti F.S. che, non riuscendo ad impedire il traffico sul ponte ormai insicuro (aveva più di 60 anni e non era più soggetto a manutenzione), si videro costretti a farlo chiudere con dei cippi di cemento. Il ponte venne poi demolito quanto il Genio Civile, negli anni “60, realizzò dei lavori di sistemazione delle vie fluviali.
Oggi nessun manufatto è più visibile, ma cercando con attenzione è ancora possibile trovare in più punti delle tracce del raccordo: da fotografie aeree è facilmente individuabile la sede ferroviaria dalla stazione fino alla via Padre Bernardino.
Da terra il raccordo è individuabile in un tratto livellato che, all’altezza della curva di Via Arma di Cavalleria, si stacca dall’area ferroviaria e poi continua in un terrapieno che delimita ad ovest l’area perfosfati.
Le tracce riprendono chiaramente in una strada non asfaltata, che collega via Stadio con via Padre Bernardino, che ripete il tracciato ferroviario. La parte rimanente è stata completamente modificata dalla costruzione di numerosi edifici ed il terrapieno torna ad essere visibile solo per un breve tratto contiguo all’argine del Reghena.

Queste notizie (forzatamente poche per la scarsa importanza del raccordo) sono state raccolte negli archivi del Comune di Portogruaro e della Società FS. Chiunque fosse in grado di fornire immagini, testimonianze o fonti documentali ulteriori, è pregato di mettersi in contatto con il Fermodel Club di Portogruaro o direttamente con l’autore (Mario Durante).