Quando la poesia immagina la tecnologia
L’Europa del 1830 è stata appena sconvolta da due eventi storici che la segneranno profondamente: il primo è la Rivoluzione Francese, con le successive Guerre Napoleoniche, che diffonde rapidamente e spesso in modo violento idee politiche nuove sui diritti delle persone e sulla forma politica degli stati, il secondo è la Restaurazione seguita alla sconfitta di Napoleone che, con il Congresso di Vienna, distribuisce i poteri e le influenze degli stati vincitori creando un’Europa politica fortemente diversa da quella precedente al 1789, pur se non sufficientemente stabile: ogni decennio successivo al 1815 è caratterizzato da guerre o moti rivoluzionari.
C’è un’altro evento che sta maturando nell’Europa del 1830, ma che non è ancora avvertito dalla maggior parte dei suoi abitanti, fatta eccezione forse per alcune parti della Gran Bretagna e poche regioni dell’Europa continentale: la Rivoluzione Industriale.
Nel 1830 infatti non ci sono ancora ferrovie nell’Europa continentale (la prima linea è ancora in corso di costruzione: la Saint-Étienne – Lyon, in Francia) e sono passati solo cinque anni dall’apertura della prima tratta commerciale in Inghilterra: la Stockton-Darlington, seguita solo nel 1830 dalla Liverpool – Manchester della celeberrima locomotiva “Rocket” prodotta dal geniale Robert Stephenson, prima linea con traffico passeggeri regolare.
Eppure in meno di vent’anni tutta l’Europa si doterà di industrie basate sullo sfruttamento della macchina a vapore e di ferrovie per lo spostamento delle merci e delle persone, modificando per sempre l’economia del continente e gli stili di vita e il benessere dei suoi abitanti, senza contare la prodigiosa diffusione della cultura e dello sviluppo tecnologico permessi dal nuovo mezzo di trasporto.
Tutto questo viene intercettato nel 1830 da un artista tedesco di origine francese che resta affascinato dall’idea di viaggiare a velocità per quel tempo inimmaginabili e sviluppa, prima ancora dell’avvento della ferrovia in Francia o in Germania, concetti molto rivoluzionari, fantasiosi ed avvenieristici.
Adalbert von Chamisso nasce nel 1781 in una famiglia della nobiltà francese fuggita a Berlino a seguito della Rivoluzione: è uno scrittore ancor oggi molto noto soprattutto in area tedesca per il suo racconto fantastico “La storia straordinaria Peter Schlemihl”, nel quale il protagonista vende la sua ombra al demonio in cambio di una borsa magica piena di monete d’oro, e per i suoi diari e i testi di botanica che scrisse a seguito di un lungo viaggio scientifico da lui compiuto tra il 1815 e il 1818 intorno al mondo.
Della sua raccolta poetica “Gedichte” (“Poemi”), pubblicata nel 1831, fa parte il testo minore “Die Dampfross”, letteralmente “il Cavallo a Vapore”, probabilmente ispirato dalla lettura di resoconti che trattavano di questa nuova tecnologia, non risultando dalla biografia che Chamisso avesse allora avuto la possibilità di viaggiare in treno. Sappiamo con certezza che ci riuscirà in seguito: sempre entusiasta verso il progresso tecnologico e sociale, nel 1837 l’ormai cinquantaseienne Chamisso prenderà la diligenza per andare a Lipsia e viaggiare con la prima ferrovia prussiana.
Il ritmo del poema parte subito incalzante, spronando un ipotetico fabbro che deve preparare il cavallo e la similitudine si sposta rapidamente sulla locomotiva, il cavallo a vapore del titolo, emblema della velocità senza possibile paragone con il cavallo animale. Da qui parte la creazione più fantastica del poema: la locomotiva con la sua incredibile velocità consente cose prima impensabili come lo scorrere all’indietro nel tempo viaggiando vertiginosamente verso est, ma lo stupore in chi legge è vedere la dimensione molto umana ed intima alla quale giunge il poeta.
Questo viaggio a ritroso nel tempo porta infatti Chamisso prima ad assistere alla sua propria nascita, stando a fianco di sua madre, e poi al giorno del matrimonio dei suoi nonni – la nonna è la sposa più bella e il nonno lo sposo più felice, ma subito punto dalla gelosia di fronte a questo ospite sconosciuto ed invadente -.
Inizia quindi il viaggio di ritorno verso il futuro, correndo verso ovest, e l’autore immagina di incontrare Napoleone il giorno dell’incoronazione e lo mette in guardia parlandogli di cosa lo attende.
Quindi viene fermato da alcune persone che, sapendolo un uomo del futuro, gli chiedono come andrà il mercato azionario e se è vantaggioso fare investimenti immobiliari con i Rotschild. Ma queste domande non hanno riposta: il cavaliere fa scattare una molla e subito il cavallo a vapore lo sottrae alla vista dei questuanti.
Le riflessioni che Chamisso lancia appena abbozzate sulla pagina sono molteplici, ma principalmente umane: c’è poco di tecnologico in questo poema, se non il fabbro che ferra i cavalli e la citazione del non meglio descritto cavallo a vapore, scelta espressiva facilmente dettata dalla necessita, dato che non aveva mai visto dal vivo una locomotiva.
Tutta l’azione è fatta di spostamenti nel tempo e incontri con altre persone: familiari, famose e comuni.
Le indicazioni fatte da Chamisso – che, lo ricordiamo, non ha ancora visto di persona la ferrovia all’epoca della scrittura del poema – ipotizzano che la velocità, il grande cambiamento che porta con sè questa nuova tecnolgia, avrà impatti in tre aree della vita umana e sociale. Ne risultano infatti influenzate la vita familiare e domestica con la sua visita ai genitori e poi ai nonni ancora giovani, la grande storia rappresentata dall’incontro con l’Imperatore Napoleone, ma anche le attività quotidiane che nel racconto prendono l’aspetto degli investitori e degli imprenditori. Tutti, è il ragionamento di Chamisso, saremo quindi influenzati dall’avvento del cavallo a vapore e la profezia si avvera in pieno nel volgere di pochi decenni per tutti gli abitanti dell’Europa e del Nord America. Alle prime linee in ogni nazione seguono rapidamente chilometri e chilometri di binari che attraversano pianure e fiumi, valicano montagne, collegando le città ad altre città, a porti e ad industrie, trasportando persone, merci e notizie.
C’è un altro aspetto che Chamisso lascia appena intravedere nel suo scritto, una considerazione molto moderna che appassionerà numerosi scrittori e registi di fantascienza dalla seconda metà del ventesimo secolo in poi. La domanda è: può il futuro influenzare il passato? E’ possibile tornare indietro nel tempo per cambiare il corso degli eventi? La risposta contenuta in questo poema è che non è possibile cambiare il corso degli eventi. Napoleone viene avvisato che il suo destino si compirà a Sant’Elena, ma malgrado ciò la storia si concluderà ancora su quell’isola oceanica; gli investitori chiedono informazioni sul futuro, ma le loro azioni non ne saranno influenzate.
E’ come se Chamisso, a differenza di molti autori novecenteschi che daranno risposte diverse e che si cimenteranno con i paradossi creati da ipotetici viaggi nel tempo, ritenesse che il presente è determinato da una molteplicità di fattori ed ha una sua inerzia che le informazioni provenienti dal futuro non sono in grado di spostare significativamente. Forse erano i tempi in cui viveva, così come le vicende della sua famiglia, a fargli ritenere la storia non come il prodotto dell’azione di pochi uomini, bensì come il risultato di tutte le relazioni intercorrenti tra le persone che agiscono in quel presente. Anche lo stesso Napoleone è in tal senso una pedina e non può da solo cambiare la propria storia.
Il poema “Die Dampfross”, inferiore dal punto di vista artistico e letterario ad altre opere di Chamisso, possiede però la capacità di descrivere le attese che stavano maturando in quel tempo in Europa, analizzate in maniera sicuramente molto sintetica, ma anche precisa e puntuale da un autore che era comunque abituato ad un’osservazione e una rappresentazione di rigore scientifico maturate nelle sue precedenti opere. Traspare inoltre chiaro dalle righe l’ottimismo nei confronti dell’avvento di questa nuova tecnologia, atteggiamento positivo che Chamisso dimostra spesso nei suoi scritti, compreso il racconto su Peter Schlemihl nel quale il protagonista alla fine rinuncia alle proposte del demonio e si dedica agli studi di scienze naturali.
Viene riportato qui di seguito il testo della poesia assieme ad una mia traduzione non metrica (non avendone finora trovate in italiano)
Das Dampfroß | Il cavallo a vapore |
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Schnell! schnell, mein Schmied! mit des Rosses Beschlag! Derweil du zauderst, verstreicht der Tag. – Wie dampfet dein ungeheures Pferd! Wo eilst du so hin, mein Ritter wert? – | Svelto! Svelto mio fabbro col ferro del cavallo! Mentre tu tentenni, passa il giorno Quanto sbuffa il tuo enorme cavallo! Dove te ne vai così di fretta, mio cavaliere? |
Schnell! schnell, mein Schmied! Wer die Erde umkreist Von Ost in West, wie die Schule beweist, Der kommt, das hat er von seiner Müh’, Ans Ziel um einen Tag zu früh. | Svelto! Svelto mio fabbro! Chi percorre la terra Da Est verso Ovest, come dimostra la scuola, Arriva, grazie alla sua fatica, Un giorno in anticipo alla sua meta. |
Mein Dampfroß, Muster der Schnelligkeit, Läßt hinter sich die laufende Zeit, Und nimmt’s zur Stunde nach Westen den Lauf, Kommt’s gestern von Osten schon wieder herauf. | Mio cavallo a vapore, modello della velocità, Lascia dietro di sè il tempo che corre E guadagna l’ora la corsa verso Ovest, Arriva ieri di nuovo dall’Est |
Ich habe der Zeit ihr Geheimnis geraubt, Von gestern zu gestern zurück sie geschraubt Und schraube zurück sie von Tag zu Tag, Bis einst ich zu Adam gelangen mag. | Ho rubato al tempo il suo segreto Di ieri in ieri si svita all’indietro Si svita all’indietro di giorno in giorno Finché posso arrivare da Adamo |
Ich habe die Mutter, sonderbar! In der Stunde besucht, da sie mich gebar, Ich selber stand der Kreißenden bei, Und habe vernommen mein erstes Geschrei. | Ho visitato mia madre, sorprendente! Nell’ora in cui mi diede alla luce Io stesso stavo a fianco della puerpera E ho udito il mio primo grido. |
Viel tausend mal, der Sonne voran, Vollbracht’ ich im Fluge noch meine Bahn, Bis heut’ ich hier zu besuchen kam Großvater als glücklichen Bräutigam. | Migliaia di volte, il sole davanti, Ho percorso il mio viaggio in volo, Finché oggi arrivai qui a visitare Il nonno felice sposo |
Großmutter ist die lieblichste Braut, Die je mit Augen ich noch erschaut; Er aber, grämlich, zu eifern geneigt, Hat ohne weit’res die Thür mir gezeigt. | La nonna è la sposa più bella, Che abbia mai visto con gli occhi Ma lui, imbronciato, incline alla gelosia, Mi indicò la porta senza attendere altro. |
Schnell! schnell, mein Schmied! mich ekelt schier, Die jetzt verläuft, die Zeit von Papier; Zurück hindurch! es verlangt mich schon Zu sehen den Kaiser Napoleon. | Svelto, svelto, mio fabbro! Mi coglie la nausea, Sentendo che ora sfugge il tempo dalla carta; Attraverso il ritorno! Voglio ora vedere L’imperatore Napoleone. |
Ich sprech’ ihn zuerst auf Helena, Den Gruß der Nachwelt bring’ ich ihm da; Dann sprech’ ich ihn früher beim Krönungsfest, Und warn’ ihn, – o hielt’ er die Warnung fest! | Gli parlo innanzitutto di Elena, Gli porto il saluto dei posteri; Quindi gli parlo in anticipo della festa dell’incoronazione, E lo metto in guardia, – o tenesse in considerazione l’avviso! |
Bist fertig, mein Schmied? nimm deinen Sold, Ein Tausend Neunhundert geprägtes Gold. Zu Roß! Hurrah! nach Westen gejagt, Hier wieder vorüber, wann gestern es tagt! – | Sei pronto, mio fabbro? Prendi il tuo soldo, Millenovecento monete d’oro. Vai cavallo! Hurrah! Cacciato verso l’Ovest, Qui nuovamente davanti, a quello che ieri accadde! – |
Mein Ritter, mein Ritter, du kommst daher, Wohin wir gehen, erzähle noch mehr; Du weißt, o sag’ es, ob fällt, ob steigt Der Kurs, der jetzt so schwankend sich zeigt? | Mio cavaliere, mio cavaliere, tu arrivi da quella parte, Verso la quale noi andiamo, racconta di nuovo; Tu lo sai, dillo, se cade o sale Il corso, che ora è così fluttuante? |
Mein Wort, ein Wort nur im Vertrau’n! Ist’s weis’ auf Rothschild Häuser zu bau’n?« – Schon hatte der Reiter die Feder gedrückt, Das Dampfroß fern ihn den Augen entrückt. | > Già aveva il cavaliere fatto scattare la molla, Il cavallo a vapore lontano dagli occhi l’aveva rapito |